Ogni anno Transparency International analizza e misura la corruzione nel settore pubblico e politico di 176 Paesi nel mondo e redige un Indice di Percezione della Corruzione (CPI).
Pubblicato per la prima volta nel 1995, il CPI aggrega i dati da una serie di fonti che forniscono la percezione di uomini d’affari e di esperti nazionali sul livello di corruzione nel settore pubblico. Percezione e non dati reali perché, come facilmente comprensibile, la corruzione è un reato difficile da rilevare nella sua interezza e perché così è possibile fare confronti tra Paesi diversi, dove la definizione di “corruzione” potrebbe essere molto diversa.
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«Il 69% dei 176 Paesi analizzati nell’Indice di Percezione della Corruzione nel settore pubblico e politico del 2016, ha ottenuto un punteggio inferiore a 50, su una scala da 0 (molto corrotto) a 100 (per nulla corrotto), mostrando come la corruzione nel settore pubblico e nella politica sia ancora percepita come uno dei mali peggiori che infesta il mondo», si legge nel rapporto di Transparency International. Nel 2016 sono più i Paesi che hanno perso punti di quelli che ne hanno guadagnati.
A livello mondiale l’eccellenza è rappresentata da anni da Danimarca e Nuova Zelanda, seguiti da Finlandia e Svezia. Non a caso, tutti Paesi che possiedono legislazioni avanzate su accesso all’informazione, diritti civili, apertura e trasparenza dell’amministrazione pubblica.
Focus sull’Italia: la percezione della corruzione è ancora troppo alta
Nel CPI relativo all’anno 2016 l’Italia registra un lieve miglioramento rispetto all’anno precedente, passando dal 61° al 60° posto nel mondo con un miglioramento di 3 punti (oggi sono 47 su 100). Ma se confrontata agli altri Paesi europei la posizione del nostro Paese è decisamente negativa, trovandosi in coda davanti solo a Grecia e Bulgaria, rispettivamente al 69° e 75° posto della classifica mondiale.
Dal 2012, anno dell’approvazione della Legge Severino, l’Italia ha scalato 12 posizioni, passando dalla 72°, all’attuale 60°. Il nostro Paese segna quindi un miglioramento, ma ancora troppo poco per poter essere soddisfatti.